Progettazione | Progettare la Casa in Divenire
Ogni progettista lungo il suo percorso di formazione, ha letto decine di testi e suggerimenti, su cosa sia la progettazione. Come si dovrebbe sviluppare. Quale sia l’approccio con il committente, e le domande da fare per soddisfare le sue necessità.
Tutte informazioni più o meno utili. Di certo, trite e ritrite. La società cambia. Cambiano i criteri di qualità della vita e dell’abitare. Sappiamo tutti ormai, che tutto è in divenire. La rete ha diffuso capillarmente ogni sorta di aforisma e concetto filosofico. Quindi, anche divenire sembra essere un concetto d’uso comune. Sul suo significato profondo, ognuno farà le proprie riflessioni e scoperte. Quì ci limiteremo a una semplice presentazione del processo che porta dall’idea di un edificio, alla sua realizzazione. Uno dei tanti possibili.
Faremo riferimento alle varie norme, solo quando saranno connesse alla fase di cui si starà trattando.
COME SI PROGETTA UNA CASA?
1. Si verifica cosa prevede lo strumento urbanistico comunale
Piano Regolatore, Norme Tecniche, e Regolamento Edilizio, dettano le regole di come si debba sviluppare la progettazione di casa nostra.
La prima cosa che si può fare, è scaricare questi documenti dal sito istituzionale del Comune. Per la Legge sulla trasparenza delle pubbliche amministrazioni, ogni Municipio deve avere il sito, e pubblicarvi una serie di documenti. Tra i quali, questi in oggetto.
In essi vedremo cosa è previsto. Se dalle informazioni raccolte è emerso che qualcosa si può fare, si passa alla stesura di un’ipotesi di sviluppo progettuale, edilizio, o immobiliare.
Con la bozza della nostra progettazione ci si reca presso gli uffici del Settore Edilizia Privata del Comune, e la si discute con il tecnico preposto. Egli ci dirà se è corretta e fattibile, o se ci sono errori o impedimenti di qualche natura.
Se otteniamo la conferma che idea e bozza sono fattibili, si passa alla fase due.
Esempio di PRG o PAT. Si possono notare le varie zone omogenee. Qualsiasi progettazione parte dall’esame di questo documento.
Esempio di Regolamento Edilizio. Stralcio di un articolo che detta la regola per il calcolo del volume.
Esempio di Norma Tecnica. Stralcio di norma per zona residenziale di completamento.
2. Iniziamo a elaborare una progettazione di massima
2.1 Volume edificabile e Area di massimo ingombro
I casi possibili sono forse infiniti. Questo esempio farà riferimento a quello più semplice: un lotto libero, rettangolare, con edifici pre-esistenti sui lotti confinanti.
I primi due elementi di progetto che occorre definire, sono il Volume edificabile, e l’Area di massimo ingombro.
Abbiamo ipotizzato un lotto rettangolare che misura 30×25 metri. 750 metri quadri. Lo strumento urbanistico ci dirà qual’è l’indice edificabile. Questo è espresso come metri cubi si metro quadro. Un indice edificabile 2,0, significa che per ogni metro quadro di area edificabile, si possono costruire 2 metri cubi di edificio.
Nel nostro ipotetico lotto si possono quindi edificare: 750 m2 x 2 m3/m2 = 1.500 m3. Questo è il nostro volume edificabile. Ed è quello che dà il valore economico all’area.
Secondo elemento da definire: dove possiamo posizionare l’edificio, all’interno del lotto. Tracciamo delle linee parallele ai confini, verso l’interno della nostra proprietà. La distanza delle parallele sarà uguale al distacco da rispettare dai confini. Molto spesso è una distanza di 5 metri. Otteniamo così un primo Bordo perimetrale del massimo ingombro.
Facciamo la stessa cosa tracciando delle parallele dai bordi degli edifici circostanti. Nei casi più comuni, è una distanza di 10 metri.
Se gli edifici circostanti hanno rispettato i distacchi, saranno anch’essi a 5 metri dal confine. Rimanendo anche noi a 5 metri, gli edifici si troveranno a 10 m l’uno dall’altro. Può capitare che edifici costruiti in per esempio negli anni ’70 del ‘900, si trovino a 3 metri dal confine, perchè vigeva il Codice Civile. Noi che arriviamo dopo, dovremo rispettare prioritariamente la distanza dei 10 metri. Per farlo dovremo arretrare il nostro Bordo di massimo ingombro, su quel lato.
Esempio: se la casa del nostro vicino (edificio B nel video) si trova a 3 metri dal confine, noi dovremo stare a 7 metri, in modo che i due edifici si trovino a 10 m l’uno dall’altro.
Le immagini e i video quì sotto, aiutano a comprendere meglio il concetto.
Distanze e distacchi. In color viola le aree di massimo ingombro dei lotti. Il nostro lotto è indicato con la lettera X. Gli edifici A e C hanno rispettato le distanze. L’edificio B è più vicino, e noi dobbiamo arretrare sul tratto corrispondente.
I metri cubi di un lotto edificabile. Immaginate una scatola cubica con il lato di 1 metro. Essa rappresenta 1 m3. Un indice edificabile di 2,0 m3/m2, significa che avremmo 2 scatole sovrapposte, su ogni metro quadro dell’area. Il numero delle scatole costituisce il nostro Volume edificabile.
Il volume edificabile dev’essere costruito dentro il Massimo inviluppo. Questo è dato dall’Area di massimo ingombro tracciata a terra, estrusa in altezza fino alla quota prevista dalle Norme Tecniche. Nel nostro caso abbiamo ipotizzato un’altezza massima di 8,50 metri.
2.2 Distanze e distacchi
È decisamente poco professionale, avviare una progettazione senza aver prima eseguito un rilievo topografico (meglio ancora se con laser scanner). Esso ci avrà fornito la situazione ambientale reale, nella quale inserire il nuovo edificio:
– forma e dimensioni del lotto. Se fossimo in zona collinare o montana, il rilievo fornirebbe anche le quote altimetriche.
– forme, dimensioni plano-altimetriche, dei fabbricati presenti intorno al lotto.
– posizione e dimensione di elementi di rispetto: marciapiedi, pozzetti stradali, pali per servizi pubblici, vegetazione ad alto fusto, eccetera.
Planimetria reale alla mano, le prime linee da tracciare sono i bordi dell’area sulla quale si può edificare, rispettando distanze da confini, fabbricati, servitù, eccetera. Come detto sopra.
Nei casi più comuni, le uniche distanze da rispettare sono da:
– confini: 5 metri nei casi più frequenti. Misure maggiori possono dipendere da altri fattori, dettati dallo strumento urbanistico. Tipicamente, le strade più importanti possono imporre distanze maggiori, di 7 o 10 metri.
– fabbricati: 10 metri sono il distacco minimo in tutti i casi. Può essere inferiore solo in casi molto particolari. Distacchi maggiori di 10 metri, si hanno tra edifici le cui due altezze sommate, misurano più di 20 metri. In quei casi, la distanza minima tra i due edifici dovrà essere metà della somma delle due altezze. Esempio: edificio A alto 12 metri; edificio B alto 18 metri; distanza minima => 12+18= 30 m; 30 m / 2 = 15 metri.
Tracciato a terra il bordo derivante dall’intersezione delle parallele a confini e fabbricati, abbiamo ottenuto l’Area di massimo ingombro. Immaginiamo di estruderla in altezza. Precisamente, fino all’altezza che il PRG ci dice essere quella massima. Creiamo così una sorta di scatola virtuale, teorica. Essa rappresenta il Massimo inviluppo.
La prima fase della progettazione servirà quindi a posizionare il volume edificabile (tutte le scatole piccole da 1 m3, gialle nel video), dentro la scatola grande del massimo inviluppo; rosso nella grafica.
Nel video ci sono 1.500 scatole gialle, che costituiscono di fatto i 1.500 metri cubi edificabili. Per praticità le abbiamo raggruppate nella forma più semplice: un parallelepipedo. Quest’ultimo rappresenta per il progettista, quello che è il masso estratto dalla cava per uno scultore: la pietra iniziale da scolpire. Dentro quella forma, è racchiusa una statua per l’uno, e una casa per l’altro.
Dentro quel parallelepipedo andremo a scolpire muri, stanze, finestre, scale, e tutto il resto.